giovedì 20 ottobre 2011

Qualcosa a proposito della distruzione

La distruzione si caratterizza come un dogma anti-dogmatico, un sistema anti-sistema, una religione anti-religiosa, un idea priva di qualsiasi idea. La distruzione trasforma l'arte in spazzatura e viceversa. La distruzione riconosce i detentori del potere e si pone ad essi. La distruzione vi libererà dal lavoro. La distruzione cerca di ignorare il cibo come nutrimento, ma lo abbraccia come arma. La distruzione è spasmodica, urina, lancia farina, urla, striscia e ribalta i tavoli. La distruzione pugnala, calcia, tira pugni, dipinge, scolpisce e fotte. La distruzione può o non può diventare tutto ciò che odia. La distruzione dev'essere eseguita a terra in modo da essere correttamente considerata tale. La distruzione accetta gli errori (inclusi falsità e silenzio) e abbraccia il modo in cui essi mutano positivamente le realtà del passato. La distruzione presuppone che chiunque sia al potere debba subire una qualche forma di umiliazione. La distruzione nega pubblicamente qualsiasi coinvolgimento in attività illegali. La distruzione eseguirebbe tutta la musica trasformandola in effetto. La distruzione è più miele e meno soldi. La distruzione è più sentire e meno pensare. La distruzione cerca di fare tutto ciò che è brutto, bello (o per lo meno interessante). La distruzione cerca di sostituire l'unità familiare con cumuli di biancheria sporca. La distruzione deve distruggere tutti i centri turistici. La distruzione accetta che il "rumore" è la scala infinitesimale tra le note. La distruzione realizza che le funzioni corporee possono essere efficacemente utilizzate come insulti. La distruzione si deve sempre abbattere al fine di dimostrare la sua esistenza. Niente è così estremo da non poter essere immediatamente realizzato attraverso la distruzione. La distruzione finirà per distruggere tutta l'arte rendendola una comodità. La distruzione cerca di annullare tutte le strutture della società. La distruzione cerca di non imparare lingue straniere, crea invece nuove parole. Alla distruzione piace che il "grande successo" (smash hit) suoni come "distruggilo" (smash it). La distruzione cerca di inventare nuove fissazioni. La distruzione vuole distruggere il concetto vecchio e stanco di procreazione. Alla distruzione piace l'odore del sudore. La distruzione deve vestire per infastidire la popolazione affinché essa segua le sue orme... e rimanga nuda. La distruzione accetta tutti i tipi di musica ma non può suonarne qualunque. La distruzione è morta sul nascere.

-Guyana Punch Line-

domenica 16 ottobre 2011

Draghi e Draghetti

da Asocial Network

Le manifestazioni e le rivolte, certi signori e certe signore, le vorrebbero esclusivamente come vogliono loro. "Pacifiche", "legali", "colorate e festose"; e mi verrebbe da dire (e lo dico!) che i "colori" che preferiscono sono quelli del governatore Draghi. Tutti dei piccoli Draghetti, che appunto come il famoso personaggio dei cartoni animati, hanno un'unica, profonda aspirazione: quella di fare il pompiere. Guai a usare troppo fuoco, perché il fuoco ha una caratteristica che non riescono proprio a capire: brucia. E se il fuoco si mette a bruciare, si hanno delle alluvioni di dispiacere, come appunto quello del governatore della Banca d'Italia nonché futuro capo supremo della BCE. Visto che si lamentano tanto perché la manifestazione di ieri è stata gestita male,improvvisata, non ha "saputo isolare i violenti" e non si è limitata ad essere la solita passeggiatina più o meno allegra per una città, potevano farsela organizzare e gestire direttamente da Draghi, quello che "capisce i giovani"; ho come il sospetto che parecchi ce lo avrebbero visto molto bene, tutto bello pacifico, magari accanto a Vendola e a Casarini.

Sono tipi davvero curiosi, questi "pacifisti"; sempre pronti a dire che "con la violenza non si ottiene nulla", perché in realtà la loro più grande paura è che si ottenga qualcosa; appassionati di paragoni, tipo quello con le "altre manifestazioni" tutte belline e pacificissime, quelle di New York dove i bravi manifestanti ripuliscono la piazzetta "occupata" in modo che il sindaco conceda paternamente di non spostarsi. Tutti a puntare il dito contro i "facinorosi" e i "violenti", chiedendo magari, e assai volentieri, l'aiuto della polizia. A questo punto facciano la cosa più logica: se li decidano da soli, i loro manifestanti. Poiché la data del 15 ottobre è già definita come maledetta, se le facciano da soli le loro "resistenze", si caccino i loro "governi", si patullino i loro "futuri" e le loro "mancanze di futuro". Stiano sui loro blog e sulle loro pagine Facebook a stigmatizzare e a fornire le loro ricette che hanno, fondamentalmente, lo stesso valore di quelle della Prova del cuoco; alla prova del fuoco non sanno resistere. Viene immediatamente fuori la loro natura di Grisù: draghetti fuori e pompieri dentro. Vanno alla manifestazione intitolata pomposamete Toma la calle!, ma quando qualcuno cerca di tomarsela per davvero, la calle, passano immediatamente a fare il tifo per la Polizia affinché li protegga da quei violenti che rovinano la festicciuola.

Non lo hanno capito che questa è tutt'altro che una festa, e che i loro "colori" e le loro "allegrie" sono più tristi e funeree di un due novembre di pioggia. Non hanno capito che, ai signori della crisi, una valvola di sfogo ben ordinata e rispettosa va benissimo; non per niente, fin da mesi prima della manifestazione di ieri, erano tutti a mettere le mani avanti e a implorare che non accadessero scontri e che tutto si svolgesse nella massima calma e tranquillità. Vogliono "riprendersi il futuro" nel modo che viene loro gentilmente indicato dagli stessi contro cui intenderebbero "protestare", ben attenti a non disturbarli perché sennò si intristiscono. Come diceva la vecchia canzone? E sempre allegri bisogna stare, ché il nostro piangere fa male al re. Proviamo invece a immaginare per un momento se, ieri, quelle centociquanta o duecentomila persone che c'erano se la fossero tomata sul serio, la calle. Nell'unico modo efficace in cui la strada va presa: col fuoco. Ma non avverrà. Urlavano No violenza! No violenza! mentre la tanto rassicurante polizia faceva i caroselli anche addosso a loro, e magari con la speranza nemmeno tanto segreta che qualche violento fosse pacificamente schiacciato o, quantomeno, messo in condizione di non nuocere. Del resto, sembra che ci abbiano pensato direttamente loro, a consegnare degli incappucciati direttamente nelle mani della Polizia: una sintesi perfetta di tutta la non violenza.

Bisogna capirli. Generalmente, per questi qui, la "soluzione alla crisi" consiste nel cambio di governo. Ma quale crisi: la manifestazione di ieri doveva essere semplicemente l'ennesima, pacifica e "non-violenta" spallata a Berlusconi. Qualcuno ha pensato bene di prenderlo alla lettera, il titolo della manifestazione: e così le cose sono diventate chiarissime. Di presenti senza uscita e di futuri senza futuro, a questi qui non importa nulla; l'importante è non dare eccessiva noia. La prossima volta, se ci sarà, si facciano organizzare e gestire direttamente da Napolitano; a prendersi la strada, o perlomeno a tentare di farlo, ci penseranno altri. Assaltare istituzioni, banche, SUV e sbirri va bene esclusivamente se avviene in Tunisia o nelle banlieues parigine o londinesi; se invece avviene a Roma in un bel pomeriggio ottobrino ecco spuntare i nuovi brigatisti, i violenti da isolare e tutti i pacifismi e le non-violenze che puzzano di morte più di un cadavere in decomposizione. E allora vi meritate Vendola. Vi meritate i piagnistei su Steve Jobs. Vi meritate Draghi. E vi meritate anche la crisi che vi spazzerà via. Provate a dirglielo a lei, di essere pacifica e non violenta!

sabato 8 ottobre 2011

Strani onnivori gli esseri umani


da laverabestia.org


Etica, compassione, empatia, rispetto, senso di giustizia, anche dopo milioni di anni, sembrano preclusi alla maggior parte degli umani.

Ma si potrebbe almeno ammettere la propria incapacità o non volontà a rinunciare al cibarsi di animali e derivati allo scopo esclusivo di compiacere il proprio palato, finendo di ripetere sempre il solito stereotipo sull' ONNIVOROCITA' DELL'ESSERE UMANO. Resta evidente che chi si barrica dietro questa affermazione, annientando in partenza ogni minimo approccio di natura etica alla questione, immagina anche di crearsi un alibi addirittura indistruttibile a giustificazione delle proprie azioni. Solo l'idea li terrorizza. Il piacere personale prima di tutto. Questa sembra essere la regola per una molteplicità di individui.

Chi si ritiene oggi fermamente un animale "onnivoro" sappia che se si è adatti anche a mangiare carne crudanon dissanguatanon resa edibile dalla frollaturanon trattata con catena del freddo e non sottoposta ad analisi veterinarie ante e post mortem, come avviene in natura, significa che si è anche immuni ed in grado di metabolizzare trichinella, salmonella, escherichia coli, toxoplasmosi, ptomaine (quali scatolo, indolo, putrescina, cadaverina, neurina), aldeide malonica, basi creatiniche, purine, ammoniaca, urea, acido urico, creatinina (anidride della creatina), acido ippurico e a tutti i parassiti e cariche batteriche presenti in essa, allo stato naturale (post mortem dell'animale). In questo caso andrebbe resa nota la notizia su scala mondiale e in tutte le testate medico scientifiche.

E poichè in questo caso saremmo gli unici "onnivori" mai apparsi sul pianeta ad avere:
  • insufficienza di acidi gastrici per disintegrare le proteine animali (10 volte meno di acido cloridrico rispetto ai reali onnivori); ad avere il sangue alcalino al 7.30-7.50, e non acido 6.0-7.0 (come nei reali onnivori);
  • gli unici esseri viventi autoproclamatesi "onnivori" ad essere PRIVI di enzima uricasi, atto a disgregare i 28 grammi di acidi urici regalati da ogni kg di proteine animali (rispetto ai reali onnivori che abbondano di tale enzima);
  • ad avere il latte materno con la stessa percentuale proteica della frutta (4-5%), e non del 15% come nel latte bovino;
  • gli unici nella storia del mondo ad esseri dotati di un sistema gastrointestinale oblungo, stretto, spugnoso, pieno di curve e di risalite, la peggior cosa possibile per un pasto carneo (rispetto ai reali onnivori che hanno un intestino corto, tozzo e liscio per una rapida digestione ed espulsione delle sostanze putrescenti);
  • gli unici ad avere un sistema immunitario che accoglie i pasti carnei come nemici invasori, con pesanti reazioni leucocitiche, come dimostrato da Kouchakoff;
  • gli unici dotati di mandibole mobili lateralmente, tipiche del frantumatore di frutta e di semi (rispetto ai reali onnivori le quali mandibole sono fisse, adatte a strappare le carni alle vittime).

Mangiate dunque carni di animali appena uccisi per qualche tempo, invece di andare in macelleria, così come avviene in natura; masticate e strappate le carni con la vostra imponente ed aguzza dentatura. Fatelo fare anche ad un nutrizionista...

Stesso concetto per il pesce che, allo stato crudo, può essere contaminato da diversi microrganismi che provocano infezioni o tossinfezioni, come ListeriaEscherichia coliSalmonella e sopratutto il rischio maggiore per chi consuma pesce crudo è rappresentato dall'Anisakis, che causa parassitosi acuta. Dal punto di vista delle conservazione, se conservato appunto con temperature e/o in ambienti non adeguati, il rischio è quello di avvelenamenti da istamina.
In relazione a tutto ciò il pesce PER ESSERE MANGIATO CRUDO E PER RENDERLO COMMESTIBILE ALL'ESSERE UMANO, deve essere sottoposto a congelamento preventivo (tramite "abbattitore") prima della somministrazione, ovvero sottoposto a 96 ore a -15° C, o 60 ore a -20° C, o 12 ore a –30° C, o 9 ore a -40° C. E ciò è imposto anche da una circolare del ministero di sanità del 1992, ancora in vigore.

Questi fatti sono universali e non accidentali.
L'uomo appartiene fisiologicamente alla categoria dei frugivori.
L'uomo manifesta la sua "onnivorocità innaturale" solo previo dissanguamento, frollatura, conservazione, lavorazione, e soprattutto previa COTTURA degli animali che mangia. L'organismo umano non è progettato per riprodurre quanto avviene in natura tra i reali carnivori ed onnivori.

Ma abbiamo da sempre mangiato animali?
Quando nel Pleistocene, circa qualche milione di anni fa, le foreste, diventate gradualmente inospitali a causa di cambiamenti climatici, si trasformano in savane e i nostri progenitori, sprovvisti di qualunque arma naturale, adatta ad inseguire, a dilaniare e a mangiare la durissima carne cruda della preda, per sopravvivere, si adattarono a mangiare anche la carne, vivendo in questa fase di sciacallaggio, cioè dei resti degli animali predatori. 
La caccia sistematica, resa possibile dapprima con la realizzazione delle prime armi inastate da attacco, poi da rudimentali archi e frecce, ed in concomitanza con i primi usi del fuoco da parte dell'Homo Erectus, può essere ricondotta ad almeno 300.000-500.000 anni fa [Hominid Use of Fire in the Lower and Middle Pleistocene: A Review of the Evidence. James, Steven R.]; il processo di antropogenesi (processo nel quale la famiglia Hominidae si è evoluta da un progenitore comune alloscimpanzé) ebbe origine circa 5-6 milioni di anni. Fu 2,3 - 2,4 milioni di anni fa che il genere Homo si differenziò dall' AustralopithecusResta evidente che, di gran lunga, per la gran parte dell'intera sua scala temporale evolutiva, il genere Homo si alimentò esclusivamente come la natura per lui prescrisse, ovvero di animale fruttariano raccoglitore. E' solo grazie quindi ad uno sviluppo delle capacità cognitive-intellettive, maturatesi "molto tardivamente" rispetto alla sua scala temporale evolutiva, che egli riesce ad ottenere armi atte a sopperire le proprie naturali incapacità fisico-strutturali tipiche di ogni predatore sul pianeta. E altresì chiaro che se la natura lo avesse paradossalmente "creato" dipendente ed abile al consumo carneo, la sua estinsione sarebbe sopraggiunta molto, ma molto prima, dell'aver sviluppato capacità intellettive che gli consentissero la costruzione di armi che la stessa natura invece mai gli fornì.

L'uomo attuale, strettamente imparentato con gorilla, scimpanzé, gibboni e urang- tang, appartiene alla classe dei mammiferi, all'ordine dei primati, alla famiglia degli ominidi, al genere homo, alla specie homo sapiens ed ha con questi in comune il 98% circa del patrimonio genetico. E' anatomicamente strutturato come questi avendo, infatti, due mani e due piedi, niente coda, occhi che guardano in avanti, ghiandole mammarie sul petto, milioni di pori sudoripari nella pelle, pollice della mano opponibile, adatto a raccogliere semi e frutti, apparato masticatorio come il nostro, canini poco sviluppati, grandi molari smussati, adatti a triturare cibi duri e, quindi, notevole spessore dello smalto, forma dei denti con cuspidi arrotondati, incisivi ben sviluppati, adatti a tagliare i frutti e i vegetali, inoltre ghiandole salivari ben sviluppate come le nostre, saliva ed urina alcalina, lingua liscia, stomaco con duodeno, l'intestino (lungo 12 volte la lunghezza del tronco) è sacculato, cioè a zone che servono alla fermentazione degli alimenti vegetali, la placenta è discoidale, il colon convoluto. Struttura anatomica generale praticamente identica alla nostra. Il fatto che questi nostri parenti siano vegetariani indica chiaramente che l'essere umano non sia stato strutturato dalla natura a mangiare la carne, e che non è, come alcuni sostengono, un animale onnivoro. L'animale onnivoro, infatti, ha 4 zampe, coda, occhi che guardano di lato, mammelle sull'addome, incisivi assai sviluppati, molari possenti, formula dentale differente dalla nostra, saliva ed urina acida, fondo dello stomaco arrotondato, canale intestinale 8 volte la lunghezza del tronco, placenta non caduca. Anche se l'essere umano, per la propria sopravvivenza nel corso della storia, si è abituato a mangiare di tutto (con le conseguenze relative), questo non vuol dire che sia predisposto ad essere onnivoro: lo è diventato per sopravvivenza, per abitudine, per tradizione, vinto dal gusto della carne cotta.

Queste parole sono rivolte a chi negli animali non-umani vede solo strumenti atti al proprio soddisfacimento e piacere, nell'incapacità di percezione del dolore e della sofferenza altrui, del rispetto alla vita individuale e di ogni minimo avvicinamento etico alla questione animale.